I giovani vecchi e i vecchi giovani

Storia di un buffo uomo alla stazionelettura di 3'

22 Marzo 2020 3 min di lettura

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Storia di un buffo uomo alla stazionelettura di 3'

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“Eeee… quindi tu sei la persona che stavo aspettando?”

Lo guardai sorpreso. Io? Scossi il capo, scorgendo le fattezze di quel signore appena illuminato dalla luce del lampione serale.

“No, no, certo. Devo essermi sbagliato.” disse, agitando una mano a mo’ di scuse. Dopodiché, si voltò in direzione dei binari e tacque.

Colsi l’occasione per guardarlo meglio. Era un signore di mezz’età, brizzolato, con in testa una tuba. Sotto al cappotto scuro portava un completo elegante blu elettrico, visibile appena da quel poco che spuntava dal colletto, data l’aria pungente della notte.

La convinzione con cui mi aveva rivolto la parola, pur non avendolo mai visto, lasciò in me una certa curiosità. Deciso a saperne di più, simulai un timido colpo di tosse e dissi la prima cosa che mi venne in mente.

“Piuttosto freschino questa sera. Il treno è in orario?”

“Oh, sì, oggi le mani ghiacciano per bene. Speriamo proprio che lo sia!” e abbozzò un sorriso sotto i baffoni grigi, senza voltarsi.

Per nessuna ragione specifica, lo immaginai seduto sulla poltrona di un salottino con caminetto a imitare Babbo Natale per i nipoti. Mi dissi che sarebbe stato piuttosto convincente, ma non era il caso di dar voce a quei pensieri. Potevano risultare offensivi, dopotutto, data la figura non proprio slanciata dell’uomo.

“Lei dovrà aspettare molto?”  disse d’un tratto lui, inclinandosi appena verso di me. Interruppi le mie fantasie.

“Uh, no. Il treno dovrebbe arrivare a momenti. A quest’ora non c’è molto traffico, è piuttosto regolare.”

“Eh! Vede che lo sa meglio di me se arriverà in orario?”

Mi sentii sciocco. Arrancai una scusa con voce rugosa: “Ma no, vede… È che… è solo quello che spero.”

Che cosa spera, di preciso?”

“Che il treno sia puntuale anche oggi. Sa, fa freddo e non ho portato con me il cappotto pesante…”

“Ma certo, certo.” disse, in un tono che non riuscii a decifrare bene, e tornò a volgere l’attenzione ai binari.

Rimasi un attimo pensieroso, cercando di capire se fossi io quello che tentava di attaccar bottone o se, in realtà, fosse lui che, pazientemente, cercava un modo per parlarmi. In pochi secondi, finii col convincermi che, sin dall’inizio, quel signore stesse cautamente cercando di attirare la mia attenzione. La scusa di star aspettando qualcuno, interessarsi a me e ostentare disinteresse poco dopo…

“Mi scusi” mi decisi, infine “Se posso chiederlo, chi stava aspettando di preciso?”

Lui scosse i baffi di qua e di là, come masticando la risposta, poi mi guardò con degli occhi, che notavo ora essere vispi, seppure incastonati nelle rughe degli anni.

“Qualcuno che fosse abbastanza curioso da domandarselo.” e sorrise.

Un sorriso per nulla malevolo. Genuino.

Poi portò la sua mano guantata sulla mia spalla e sentii la forza di un uomo vissuto, ma nel pieno del suo vigore, che mi sorprese, dandomi un’altra sfaccettatura di quello strano sconosciuto.

“Le chiedo se ha del tempo che le avanza, se ha voglia di un caffè e la curiosità di ascoltare una buona storia. “

Lo guardai sorpreso.

Un’istintiva diffidenza mi faceva esitare di fronte a quell’offerta. Lo avevo appena incontrato e non era nei miei piani tornare tardi a casa, ma esitai nella risposta. Potevo sbrigliarmela con un “A dire il vero, devo proprio andare”, ma la verità era che non avevo alcuna fretta e la vicenda era abbastanza curiosa da stuzzicare il mio interesse.

Così, scoprii di star valutando se egli potesse costituire un pericolo, e il suo sorriso semplice e sincero finì con lo smontare ogni mio allarmismo.

“In realtà…” mi ritrovai a dire sinceramente “l’offerta mi coglie alla sprovvista. Però, sì, perché no. In fondo, non ho fretta di andare da nessuna parte.”

L’uomo sembrò soddisfatto e annuì, come a sottintendere un grazie. Così lo seguii, lui con un bastone da passeggio e io con la mia ventiquattrore, sulla strada per il bar più vicino per sfuggire al gelo.

“Sarebbe un ottimo inizio per una storia d’avventura.” pensai, accettando che, nell’ipotesi peggiore, sarei tornato a casa con appena una buffa storia da raccontare su di un uomo eccentrico che sfuggiva alla noia di una normale, anonima serata d’inverno alla stazione.