Il mondo delle cose perselettura di 7'
Esistono due tipi di bambini.
Ci sono quelli che, per divertirsi, hanno bisogno di andare in qualche fantasticissimo posto con tanti fantasticissimi giochi. E se non hanno queste due cose, diventano dei bambini tristi.
Ci sono poi dei bambini a cui serve una cosa sola per divertirsi: la fantasia. E poiché la fantasia è, come dire, già incorporata in loro, non hanno bisogno di niente altro. Perché con la fantasia possono volare in posti fantasticissimi, giocare con cose fantasticissime, e conoscere anche dei personaggi fantasticissimi. Come successe a Lisa.
Lisa era una bambina molto fantasiosa. Anzi, si potrebbe dire che era proprio un fenomeno della fantasia. Normalmente i bambini spiccano qualche volo immaginario un paio di volte al giorno, invece per Lisa era davvero difficile rimanere con i piedi per terra. Una nuvola dalla forma strana, un gatto per la strada, lo stridio del gesso sulla lavagna: le bastava davvero poco per iniziare a fantasticare. Ovviamente la cosa non la disturbava affatto. Il problema erano i grandi, che la volevano sempre lì, con loro, in quel mondo reale noiosissimo.
“Sei sempre con la testa tra le nuvole: prima o poi la perderai!” le ripeteva sempre sua mamma. E in effetti, un giorno, a Lisa accadde proprio questo: se ne stava lì a fissare le nuvole, come sempre, quando la sua testa si staccò dal suo corpo e iniziò a fluttuare verso l’alto. Ovviamente anche se era una bambina fantasiosa sapeva che non poteva rimanere senza testa e quindi la inseguì.
Quando Lisa si ricordò che gli esseri umani non volano, e che è davvero strano che una testa voli via per conto proprio, era già troppo tardi. La bambina si accorse di non essere più a casa: era arrivata in un posto davvero bizzarro. Sembrava una foresta, ma le piante che la circondavano emettevano strane musichette come se cantassero. E poi c’era una luce particolare: non si capiva se fosse giorno oppure notte. Lisa, che oltre ad essere fantasiosa era anche un’esperta esploratrice, non si lasciò certo scappare l’occasione di visitare un luogo fantasticissimo: così iniziò a camminare guardandosi attorno incuriosita.
Ad un tratto uno stranissimo essere sbucò dagli alberi, volteggiando verso di lei. Era una sorta di gufo-pappagallo: un pappagufo, insomma, ma la cosa più strana era che… si mise a parlare!
“Chi sei, e che cosa hai perso?”
“Mi chiamo Lisa e… avevo perso la testa, ma adesso che l’ho ritrovata non so più dove sono!”
“Ah-ah, tutto spiegato! Avevi perso qualcosa, ed è normale che tu sia arrivata qui. Questo è il mondo delle cose perse!”
“Non pensavo che esistesse un posto del genere!”
“Il fatto è che nessuno ci pensa, finché non perde qualcosa!”
“Quindi quando si perde qualcosa la si ritrova qui. Ma poi come si fa a tornare indietro?”
“Eh, quello è il problema! Non è che puoi venire qui, prendere quello che hai perso e tornartene a casa bello tranquillo. Ognuno deve affrontare una prova! Ma basta parlare, seguimi: la tua prova ti aspetta poco lontano!”
Lisa era davvero felice di avere una guida perché quel posto era molto intricato: le strade finivano improvvisamente e ti ritrovavi in posti nuovi senza capire come ci eri arrivato. Insomma, anche per i migliori esploratori era difficile orientarsi, e poi chissà cosa sarebbe successo a perdersi nel mondo delle cose perse!
Ad un certo punto passarono davanti ad un luogo pieno di fili colorati che pendevano dal soffitto. Alcune persona vagavano tra quei fili e sembravano cercare qualcosa, altre erano ormai legate come salami, e c’era chi tirava capelli pensando di acchiappare dei fili.
“Chi sono questi?” chiese Lisa alla sua guida.
“Sono quelli che hanno perso il filo del discorso! Vedi, hanno la bocca cucita perché non riescono a parlare fino a quando non lo hanno ritrovato. Ah, poveri loro! Non capiscono proprio che c’è molto altro di cui discutere. Quando diventerai grande, ricordati che le parole sono importanti, e che possono fare male: ma non conta solo quello che dici, è importante anche quello che fai!”.
Dopo altre svolte, salite e discese, l’attenzione di Lisa fu catturata da uno strano tendone dentro il quale minacciosi orologi a pendolo camminavano gesticolando.
“Hey, è la prima volta che vedo degli orologi viventi! Ma che fanno?”
“Questo è il posto per quelli che hanno perso tempo” disse il gufo, seguendo lo sguardo curioso di Lisa.
“Vedi quelle persone ansiose che frugano convulsamente in quelle enormi anfore piene di lancette? Hanno dei rimorsi o hanno perso troppo tempo nella loro vita, e vorrebbero tornare indietro. Ma ahimè, indietro non si torna, e rimarranno qui ad invecchiare rimuginando sul passato, se non capiranno di vivere il presente!”
Passarono poi per un corridoio più basso e buio degli altri che li condusse in quello che sembrava un antico tempio inca. Le pareti erano piene di enormi cerchi di pietra dai quali fuoriuscivano cascate, che sembravano occhi piangenti. Degli uomini martellavano senza sosta la dura pietra, con un’espressione afflitta. Lisa rabbrividì; quel posto era freddo e stranamente inquietante.
“Cosa cercano?”
“Cercano le pietre delle speranza, visto che sono quelli che l’hanno persa!”
“Ma sono per caso quelle enormi pietre verdi? Io sono un’esploratrice e le ho notate subito, ma non mi sembra sia così difficile trovarle!”
“È facile avere speranza quando non la si è persa! Tu sei una bambina e sei ancora colma di sogni, fantasie e speranze. Ma quando si diventa grandi non è così facile trattenere queste tre cose: molti le perdono e, poiché sono troppo concentrati a cercarle, non le ritrovano più!”
Finalmente uscirono da quel posto oscuro e si ritrovarono in un grande campo. Lisa assaporò l’aria aperta, osservando gli strani alberi ad ombrello che riempivano quel posto. Cominciava a sentirsi già un po’ più tranquilla quando qualcosa la sfiorò. La guida la tirò per la manica appena in tempo: stava infatti per essere travolta da un cavallo imbizzarrito guidato da un fantino un po’ maldestro.
“Hey, fai attenzione!” gridò Lisa.
“È inutile! Qui ci sono coloro che hanno perso le staffe! Non riusciranno a controllare i cavalli se non ritroveranno la pazienza! Andiamo via, è un luogo pericoloso!”
Penetrarono quindi in un bosco e magicamente si ritrovarono su un immenso tronco sopra al quale correva una rotaia. Alcune persone stavano aspettando il treno e, a giudicare dagli atteggiamenti, erano lì da molto: c’era chi tamburellava con il piede, chi controllava l’orologio, chi si mordicchiava le unghie.
“Questi hanno perso il treno!” rise Lisa, ma tornò subito seria notando lo sguardo severo della sua piccola guida.
“Io non riderei troppo! Chi ha perso un’occasione non la ritroverà se non in pochissimi casi! Tu vedi di non perdere la tua occasione di uscire di qui e sbrigati, siamo quasi arrivati!”
Percorsero a lungo il tronco, poi finalmente raggiunsero un fiume.
“Ecco, siamo arrivati!”
“Ma questa non è casa mia!” si lamentò Lisa.
“Ma insomma, certo che no, sei qui per ritrovarti o sbaglio? Guarda tu stessa nel fiume!”
Lisa si sporse cautamente sulle acque: effettivamente si, lì dentro c’era la sua immagine, ma era soltanto il suo riflesso.
“Avanti, buttati!”
“Neanche per sogno, io ho paura, non sono neanche tanto brava a nuotare! E se ci sono gli scogli? Non sarò capace di evitarli. Dico io, mi spaccherò la testa, sicuro!”
“Ritrovare se stessi non è mai facile, implica un certo rischio! Tuttavia ciò che ci frena la maggior parte delle volte è la paura di sbagliare. Ma che male c’è a sbagliare? Lo fanno tutti, e poi… sbagliando si impara! Ora buttati, o sarà troppo tardi!”
Lisa raccolse tutto il suo coraggio e, ad occhi chiusi, si buttò. Non appena toccò l’acqua questa diventò una corrente fortissima che la spinse in avanti. C’erano tanti esseri fantasticissimi che catturavano continuamente la sua attenzione, ma lei voleva con tutte le sue forze tornare a casa: non era il momento giusto per perdersi in fantasie! Dopo molti sforzi lentamente tutto diventò buio e la testa cominciò a girare…
…quando si risvegliò, era nella sua cameretta, alla scrivania, davanti ad un libro di scuola. Si ricordò che doveva fare dei compiti, e già nel pensarlo si stupì: era riuscita a ricordare qualcosa senza dover consultare il diario! Si mise quindi a svolgere gli esercizi e in pochissimo tempo li terminò, senza distrarsi nemmeno una volta. Felice e per nulla stanca, prese il secondo libro dalla cartella, ma nel farlo lo sguardo le volò fuori dalla finestra, dove c’era una nuvola dalla forma molto interessante, che…